Salute della donna

Il nostro impegno per l’eccellenza si riflette nella gestione integrata e nei trattamenti personalizzati per malattie femminili complesse, come infertilità, miomi, cisti e neoplasie.

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Visita ginecologica

Chi è il ginecologo?

Il ginecologo è il medico a cui rivolgersi per ogni problematica che riguarda l’apparato genitale (diagnosi e cura), oltre ad essere la figura di riferimento per vari aspetti della salute della donna (gravidanza, metodi contraccettivi, vita sessuale, irregolarità del ciclo mestruale, infezioni vaginali ecc.).

Cosa è la visita ginecologica?

La visita ginecologica è un esame specialistico che permette di valutare lo stato di salute dell’apparato genitale femminile.

Questa visita è estremamente importante per ogni donna, dalla pubertà fino all’età più avanzata, e permette di approcciarsi anche alla prevenzione dei tumori femminili e di altre patologie degli organi riproduttivi. La visita ginecologica è solitamente preceduta da un colloquio informativo, durante il quale il medico raccoglie le informazioni anamnestiche e spiega passo dopo passo le tappe dell’esame. Dopo questa prima fase, la paziente viene invitata a togliere la biancheria intima e si accomoda sul lettino ginecologico, dove il medico procede con l’ispezione esterna dei genitali, a cui segue il controllo interno (esame con lo speculum, esplorazione vaginale e palpazione bimanuale).

Ecografia ginecologica 2D-3D-4D

Che cosa è l’ecografia ginecologica?

Si tratta di un esame ecografico dell’apparato genitale femminile interno (utero e annessi ovvero tube e ovaie).

Come si esegue?

L’ecografia ginecologica può essere effettuata in tre modi:

1) Ecografia trans-vaginale: esame effettuato dopo svuotamento della vescica introducendo una sonda all’interno della vagina coperta da un guanto o un involucro apposito monouso. Essa rappresenta la modalità di effettuazione più indicata nella maggior parte delle condizioni cliniche.

2) Ecografia trans-addominale: esame effettuato dopo adeguato riempimento vescicale appoggiando la sonda sull’addome, soprattutto in presenza di condizioni particolari (es. paziente virgo, stenosi vaginale) o in caso di quesiti specifici come in presenza di voluminose cisti ovariche non completamente valutabili per via trans-vaginale o trans-rettale.

3) Ecografia trans-rettale: esame effettuato dopo lo svuotamento della vescica introducendo una sonda all’interno del canale anorettale coperta da un guanto o da un coprisonda monouso.

Quando si esegue?

L’esame ecografico ginecologico ed in particolare quello eseguito per via trans-vaginale può essere eseguito in ogni momento del ciclo mestruale o in menopausa; a volte è opportuno effettuare l’ecografia in un particolare periodo del ciclo.

A cosa serve l’ecografia trans-vaginale?

L’esame può avere molteplici finalità, ad esempio: identificare condizioni patologiche anatomo/funzionali dei genitali interni femminili, identificare condizioni anatomiche a rischio oncologico, il  monitoraggio delle pazienti sottoposte a terapie mediche/chirurgiche, rilevare modificazioni eventuali di organi e strutture pelviche conseguenti a processi
patologici dell’apparato genitale.

È un esame doloroso?

L’ecografia ginecologica rappresenta un esame generalmente indolore (al massimo può causare un lieve fastidio), privo di effetti collaterali e non richiede una particolare preparazione della paziente.

Dopo l’esame possono rendersi necessari ulteriori approfondimenti?

A discrezione del medico l’esame potrebbe essere completato con una ecografia trans-addominale. Talvolta può essere utile ripetere l’esame a distanza di tempo, al fine di valutare l’evoluzione dei reperti ecografici rilevati o integrare i risultati con quelli di altre metodiche di diagnostica per immagine (TAC, RMN, PET…) o esami di laboratorio (dosaggio markers tumorali, dosaggi ormonali, valutazione degli indici infiammatori).

Infertilità di coppia (esami di I° livello)

Colloquio con la coppia

Colloquio con la coppia finalizzato a individuare le cause di una sterilità o infertilità. Vengono quindi presi in considerazione e opportunamente spiegati, tutti quegli esami preliminari di primo livello che devono essere affrontati sia dalla donna che dall’uomo. Il protocollo delle indagini suggerite sarà organizzato in modo da iniziare da quelle più semplici per finire con quelle più complesse. Per la donna si deve effettuare visita ed ecografia ginecologica, colpocitologia, tamponi vaginali, monitoraggio del follicolo, esami ormonali valutazione della pervietà tubarica ( Isterosonografia). Per il partner maschile si deve effettuare esame del liquido seminale con spermiogramma e spermiocoltura.

Monitoraggio ecografico dell’ovulazione

Si tratta di una serie di ecografie, eseguite per via transvaginale, che evidenziano la crescita di uno o più follicoli ovarici. Possono essere eseguite per monitorizzare l’ovulazione in un ciclo spontaneo, o per seguire la crescita follicolare in un ciclo in cui si stia stimolando farmacologicamente l’ovulazione.

Isterosonografia
Che cos’è la isterosonografia?

È un esame ecografico transvaginale che consente di valutare la pervietà tubarica.

Come si effettua?

L’effettuazione della isterosonografia prevede, dopo posizionamento di speculum in vagina, l’inserimento di un catetere plastico sterile monouso all’interno dell’utero attraverso cui viene introdotto un mezzo di contrasto (es.: soluzione fisiologica sterile e aria). Questa fase dell’esame viene poi seguita da un’ecografia transvaginale per la valutazione diagnostica.

Quali sono le indicazioni?

È un esame che viene indicato in caso di sterilità di coppia, sospetto di impervietà tubarica indotta da varie condizioni patologiche o per verifica di una occlusione tubarica (es. dopo legatura delle tube stesse).

Quali sono gli scopi?

Attraverso tale esame è possibile valutare la pervietà tubarica e identificare e/o escludere patologie uterine endocavitarie se viene effettuata anche una sonoisterografia (in presenza di indicazione specifica).

L’esame è effettuabile in tutti i casi?

Costituiscono controindicazioni assolute all’esame: gravidanza o sospetto di gravidanza, una malattia infiammatoria pelvica, la presenza di una sactosalpinge mono/bilaterale, perdite ematiche dai genitali, tumori maligni dell’apparato genitali, patologie cardiache o respiratorie che possono dare gravi complicazioni in caso di riflessi vagali; costituiscono controindicazioni relative le infiammazioni acute ginecologiche (vaginiti, cerviciti, endometriti). L’indagine non è effettuabile in una percentuale di casi compresa tra lo 0 e il 10% per stenosi cervicale severa, che impedisce l’inserimento del catetere, insufficienza cervicale, patologie uterine che impediscono il corretto inserimento del catetere (miomi, malformazioni uterine, ecc.), insorgenza, in corso di esame, di dolore pelvico e/o reazioni vagali che inducono a sospendere l’esame.

È un esame che richiede una particolare preparazione?

Esso viene effettuato, previa esclusione di eventuali condizioni che ne controindichino l’esecuzione, dopo le mestruazioni (dal 7° al 12° giorno del ciclo mestruale). Non esistono attualmente evidenze scientifiche che indichino la necessità di effettuare sistematicamente una premedicazione con FANS e/o antibioticoterapia prima o dopo l’indagine o di eseguire un esame colturale cervico-vaginale prima dell’esame.

È un esame doloroso? Può presentare complicazioni?

Tale metodica presenta un’ottima tollerabilità nella maggior parte delle pazienti. Gli effetti collaterali hanno un’incidenza che varia dal 5 al 10% dei casi e possono essere caratterizzati da dolore pelvico, sudorazione, nausea, vomito, bradicardia o lipotimia che possono insorgere in corso d’esame o subito dopo. Sono comuni scarse perdite ematiche vaginali dopo l’indagine, generalmente di breve durata. Le complicazioni sono rare e consistono in febbre (che può risolversi spontaneamente ma che a volte può richiedere antibiotico-terapia), infiammazione o infezione pelvica, peritonite). In una bassa percentuale dei casi (0,5%) può essere necessario un ricovero ospedaliero.

È un esame diagnostico che ha dei limiti?

L’accuratezza diagnostica, stabilita mediante confronto con altre metodologie di indagine (cromosalpingografia laparoscopica, isterosalpingografia) è di circa l’85%. Alcune condizioni anatomiche (es. retroversione uterina, decorso anomalo delle tube, patologie uterine o annessiali) o fattori tecnici possono ridurre l’accuratezza diagnostica.

 

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HPV-Pap test

Cosa sono?

Il Pap test è un esame citologico: consiste in una delicata raccolta di cellule dal collo dell’utero con una spatolina e uno spazzolino; il materiale viene poi analizzato al microscopio.

Il test HPV è un esame del tutto simile ma il materiale prelevato viene esaminato in laboratorio per la ricerca del papilloma virus umano (HPV). Questo tipo di prelievo permette di effettuare anche l’eventuale Pap test nel caso in cui il test HPV sia positivo. Il prelievo è semplice, non doloroso e dura pochi minuti.

A cosa servono?

Il test HPV serve per rilevare la presenza di virus HPV ad alto rischio oncogeno, cioè i virus che possono causare il tumore del collo dell’utero. Il test HPV, quindi, individua l’infezione dovuta al virus HPV. Con il Pap test si possono vedere eventuali alterazioni cellulari del collo dell’utero causate dal virus HPV. Il test HPV e il Pap test sono in grado di individuare le donne che potrebbero avere lesioni precancerose del collo dell’utero, che potrebbero evolvere in tumori, o un tumore del collo dell’utero anche nella fase asintomatica.

A quale età deve essere effettuato?

Per le donne tra i 30 anni e i 64 anni, la ricerca scientifica ha dimostrato che lo screening con test HPV è più efficace dello screening basato su Pap test, in quanto rileva la presenza del virus HPV, consente di individuare con maggiore anticipo eventuali lesioni pretumorali e pertanto è più protettivo. Per tale ragione, a differenza del Pap test che va eseguito ogni 3 anni, il test HPV va eseguito ogni 5 anni. Tra i 25 e i 29 anni invece il Pap test rimane il test raccomandato. Questo perché le infezioni da HPV sono molto frequenti, in questa età, ma nella gran parte dei casi (circa l’80%) guariscono spontaneamente. Infatti, spesso si tratta di infezioni recenti che possono causare lesioni ad alta probabilità di regressione spontanea, pertanto il test HPV, nelle donne sotto i 30 anni, comporterebbe un elevato rischio di esami e trattamenti inutili per lesioni che sarebbero regredite spontaneamente.

Studio del Pavimento Pelvico

Cosa sono?

Il Pap test è un esame citologico: consiste in una delicata raccolta di cellule dal collo dell’utero con una spatolina e uno spazzolino; il materiale viene poi analizzato al microscopio.

Il test HPV è un esame del tutto simile ma il materiale prelevato viene esaminato in laboratorio per la ricerca del papilloma virus umano (HPV). Questo tipo di prelievo permette di effettuare anche l’eventuale Pap test nel caso in cui il test HPV sia positivo. Il prelievo è semplice, non doloroso e dura pochi minuti.

A cosa servono?

Il test HPV serve per rilevare la presenza di virus HPV ad alto rischio oncogeno, cioè i virus che possono causare il tumore del collo dell’utero. Il test HPV, quindi, individua l’infezione dovuta al virus HPV. Con il Pap test si possono vedere eventuali alterazioni cellulari del collo dell’utero causate dal virus HPV. Il test HPV e il Pap test sono in grado di individuare le donne che potrebbero avere lesioni precancerose del collo dell’utero, che potrebbero evolvere in tumori, o un tumore del collo dell’utero anche nella fase asintomatica.

A quale età deve essere effettuato?

Per le donne tra i 30 anni e i 64 anni, la ricerca scientifica ha dimostrato che lo screening con test HPV è più efficace dello screening basato su Pap test, in quanto rileva la presenza del virus HPV, consente di individuare con maggiore anticipo eventuali lesioni pretumorali e pertanto è più protettivo. Per tale ragione, a differenza del Pap test che va eseguito ogni 3 anni, il test HPV va eseguito ogni 5 anni. Tra i 25 e i 29 anni invece il Pap test rimane il test raccomandato. Questo perché le infezioni da HPV sono molto frequenti, in questa età, ma nella gran parte dei casi (circa l’80%) guariscono spontaneamente. Infatti, spesso si tratta di infezioni recenti che possono causare lesioni ad alta probabilità di regressione spontanea, pertanto il test HPV, nelle donne sotto i 30 anni, comporterebbe un elevato rischio di esami e trattamenti inutili per lesioni che sarebbero regredite spontaneamente.